Tutta un’altra musica

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Picture by xemotearzx on DeviantArt

Ricordo che quando partecipavo ai primi raduni IRC, non solo la rete aveva un’altra faccia, ma molte delle cose cui sono abituato adesso neanche esistevano. I cellulari erano pochi e l’idea di fotografare con un telefono era degna della migliore corsia di un istituto di igiene mentale.

Ricordo che all’epoca erano da poco arrivate le schede gsm ricaricabili e che insieme ad un amico avevamo trovato un piccolo software che generava codici di ricarica. Ovviamente erano necessari innumerevoli tentativi per riuscire ad ottenere un codice valido e onestamente non
saprei dire se effettivamente fosse basato su un algoritmo efficace o se solo i ripetuti tentativi portassero all’effettiva individuazione di un codice per ricaricare il credito telefonico.

Fatto sta che ogni tanto funzionava e in alcuni casi eravamo riusciti a ricaricare ben 50mila lire. Ad uno dei raduni di chatter ci eravamo vantati di questa scoperta creando notevole interesse negli altri cittadini della rete. In quel periodo eravamo in pochi e molti di noi erano davvero bizzarri. Gente con le antenne, oserei dire.

La cosa che mi colpì molto fù il totale disinteresse di un partecipante al raduno. Non era minimamente interessato alla cosa, seppure molto pratico di questioni sul limite della legalità. Si occupava di schede satellite clonate, di modificare console per videogiochi e di trovare hardware tramite canali non propriamente ufficiali, ma l’idea di ricaricare il telefonino gratis proprio non lo interessava.

Mi spiegò, in quell’occasione, qualcosa che tuttora mi viene in mente quando vedo i miei amici disconnessi approcciarsi al mondo di internet e dei computer. Mi disse: “perché dovrei creare codici e sprecare tre giorni per ricaricare 50mila lire? il mio tempo vale molto di più”.

Questa semplice lezione di buonsenso, che molto spesso nella mia vita ho ignorato, inizia sempre più ad emergere ogni volta che parlo di tecnologia con i miei amici neoentusiasti del mondo interconnesso.

Vedo gente spendere migliaia di euro in PC, connessione ad internet, router, hard disk esterni e poi sostenere che la musica in negozio costa troppo. Probabilmente sono davvero convinti che le decine di migliaia di mp3 che giacciono inascoltate nei loro supporti costosi siano davvero un affare.

Ho visto gente che quando esce un CD musicale, passano intere giornate a cercare la versione qualitativamente migliore sui network di interscambio, poi lo masterizzano e stampano persino la copertina a colori. Considerando le apparecchiature impiegate, il tempo perso, il supporto vergine, la carta fotografica e l’inchiostro, avrebbero speso meno facendo venire gli U2 in turnè nel loro garage.

L’importante è non parlare mai di questo argomento con questi soggetti, perché avranno mille argomenti a supporto delle loro strategie di risparmio. Ad esempio le due settimane spese alla ricerca dell’ultimo CD sono servite anche per scaricare mille altre canzoni, inutili ma interessanti. Inoltre, messi al muro riguardo alla questione economica inizieranno a parlare di diritti di fruizione e le loro attività di download assumeranno i toni delle battaglie civili dei popoli oppressi dal capitalismo neocoloniale delle major discografiche.

Nelle loro collezioni è presente tutto lo scibile umano in fatto musicale, dai canti fenici ai cori elettronici della band punk più blasonata. Il tutto stivato e organizzato sui loro apparentemente gratuiti supporti. Peccato che poi non sappiano distinguere tra un’opera lirica e un bidone di metallo che cade per le scale ma questo non li preoccupa affatto, tanto sono impegnati a godere della suoneria del telefono che hanno scaricato scontatissima a venti euro in promozione limitata.


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Comments

  1. STEFIGNO Avatar

    Bellissimo questo post….a tratti anche molto interessante e divertente,…davvero… 😉

  2. mezzojameson Avatar

    non mi dispiace che tutti abbiano accesso gratuito alla musica, così come per la lettura e l’arte in genere… se pur di poco è un modo valido per aumentare il livello medio (diciamo basso) di sensibilità all’arte. E per i musicisti che vedono calare i profitti è un modo per invitarli a tornare all’essenza della musica: il live, io ti pago il biglietto (in genere pari al prezzo del cd) e tu suoni per me senza montaggi di registrazione (così togliamo via anche i gruppetti costruiti a tavolino)

    salot’ mezzojameson
    interessante l’idea del RomagnaCamp!

  3. borguez Avatar

    sai che dissento e sai pure che la musica è già altrove…
    ma se vuoi che posi nudo un’altra volta!!!

  4. alisha Avatar
    alisha

    e bellisima la canzone

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