Ultimamente sto sempre in giro, perché il tour estivo sta percorrendo tappe calabresi, siciliane e pugliesi. Per questo motivo le mie giornate e i miei weekend sono caratterizzati dallo zaino sempre in spalla e dal trolley con le ruote consumate.
La scorsa settimana sono stato a Tropea, arrivando di venerdì e ripartendo di domenica. Non ero mai stato in Calabria ed è stato molto piacevole aggirarmi tra i vicoli alla ricerca di quei suoni che solo il sud riesce a diffondere. Dalle chiacchiere cantilenanti ai televisori accesi vicino alle finestre, per far compagnia ai panni stesi tra le case troppo vicine.
Una delle cose che maggiormente mi ha colpito è il prezzo del cibo. Con gli stessi soldi con cui a Milano Maritima vai a mangiare il pesce in due, a Tropea ci compri un ristorante. Con i muri e tutto…
Ovviamente per i tre giorni in cui sono stato, non ho mai visto uno scontrino fiscale, una ricevuta o una fattura. Credo che questo sia strettamente correlato al punto precedente. Solo che io anzichè elogiare il fatto che ho speso poco, mi incazzo perché le strade sono piene di buche, in calabria (anche a Ravenna). E non fare gli scontrini non aiuta a sistemare la questione.
A Messina, dove mi trovo ora, le cose non sono esattamente come la settimana scorsa. Qui la roba costa come al nord, ma comunque non ti fanno lo scontrino. Ieri aver nominato la parola “fattura” ha scatenato il panico in un negozio a conduzione familiare.
La scala gerarchica da queste parti è intimamente sentita dalle persone. All’interno dei negozi si sentono chiamare le persone “principale”, “padrone”. Probabilmente lo fanno per costume quotidiano ma non posso fare a meno di farci caso, data la mia abitudine di chiamare le persone per nome, anche quando lavoro.
Però, al contrario che dalle mie parti, la gente parla con gli sconosciuti. Quattro chiacchiere, due risate. I camerieri ti parlano del loro lavoro, del cibo e della loro città. I tassisti cercano di convincerti che andare da Catania a Messina in taxi sia molto comodo e che 160 Euro di taxi siano più vantaggiosi che 6 Euro e 30 di ferrovia…
Ma tutto sommato il posto è bello, si mangia bene e avere i nonni catanesi mi offre notevoli vantaggi in questa terra. Innanzi tutto decifro alla perfezione il loro idioma anche quando si dicono le cose in dialetto per non farsi capire e poi dichiararsi mezzo sangue me li fa diventare tutti amici e abbatte quella leggera sensazione di diffidenza di chi si vede arrivare un tizio vestito di nero, soto il sole a 180°, con uno zaino enorme (e nero) in spalla e la macchina fotografica in mano.
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