Qualche giorno fa Layla Pavone è stata accusata di aver utilizzato un’opera di Vincos rilasciata in Creative Commons violandone i termini di distribuzione. Come lei stessa ammette in un thread di FriendFeed l’utilizzo c’è stato, la violazione pure.
Purtroppo la comunità su FriendFeed affronta le questioni molto di pancia e poco di testa ed il thread è stato particolarmente acceso. Nonostante questo ritengo la posizione di Layla piuttosto debole e la sua reazione molto poco consona al ruolo di colei, che a dire di alcuni, “ha fatto tanto per la rete in Italia”.
Oggi ho letto il suo post in merito alla vicenda e mi lascia piuttosto perplesso. Voglio commentarne alcuni passaggi:
Avevo quasi deciso di abbandonare il mio blog perche’ mi ero resa conto che tutti scrivono di tutto su Internet e la ridondanza di informazioni e di punti di vista inibivano la mia voglia di dire sempre qualcosa di nuovo e interessante.
Questione personale, ma quando qualcuno ha qualcosa di interessante da dire non dovrebbe lasciarsi intimorire così facilmente. La rete è sufficientemente grande da starci comodamente tutti.
Ma il punto e’ che nel thread che ha raggiunto ben oltre 70 post dove si discuteva animatamente sulla veridicita’ dei numeri di Twitter in Italia (peraltro fonte Nielsen, non pinco pallino), i toni di alcuni post a cui poi ne sono succeduti altri erano violenti, cattivi, brutalmente ironici e diffamatori, nella gran parte dei casi, postati da persone che non mi conoscono personalmente e che a mia volta non conosco personalmente.
La questione è puntuale e voglio spendere qualche parola in merito. Nella stessa slide vengono messi i profili attivi di Facebook e i visitatori italiani di Twitter.com (secondo Nielsen). Ovviamente mettendo pere e patate nella stessa slide la gente inizia a discuterne. Non è cattiveria cara Layla, è semplice scetticismo. Lo stesso scetticismo che migliora lo status quo mettendo in dubbio anche le pratiche consolidate.
Sul fatto che qualcuno possa aver utilizzato toni non proprio amichevoli possiamo essere d’accordo, non voglio giustificare nessuno, ma le persone sono persone e parlano, sparlano, si arrabbiano, perdonano e se la legano al dito per cose serie o scemenze. Le persone non sono solo “audience” da far misurare a Nielsen e da vendere a chi fa ADV.
Per quanto mi riguarda uso sempre il mio nome e cognome ed è mia abitudine prendermi sempre la responsabilità di quanto esprimo.
Ad ogni modo se mai avessi avuto un dubbio del genere, sull’onesta’ del progetto, non avrei fatto altro che rivolgermi al diretto interessato piuttosto che sparare ad “alzo zero”. Perche’, lo sappiamo tutti, tavolta le parole fanno piu’ male di una fucilata.
Coraggio Layla, in Italia c’è già chi parla di clima d’odio, non credo serva una ridicola piagnucolata come questa anche da chi, per ruolo professionale, dovrebbe conoscere molto bene la rete e le sue dinamiche.
Allora, io mi chiedo tristemente perche’ possano accadere certi fatti? Chi sono questi blogger, queste anime pie della rete che pretendono di esserne i paladini che si permettono di esprimersi e di giudicare con questi toni violenti, iracondi, accusando e diffamando a piacimento persone di malefatte e comportamenti scorretti, senza nemmeno pensare magari prima di tutto di interpellare i diretti interessati per avere una risposta alle loro domande?
I blogger sono persone normali che esprimono la propria opinione. Questa opinione può non piacere, può essere colorita e a volte molto dura. Riguardo le accuse di malefatti, è stata segnalata la violazione della licenza Creative Commons, accertata e ammessa. Sono stati messi in dubbio alcuni numeri e poco più. Anche coloro che hanno messo in dubbio e attaccato sono facilmente raggiungibili, mi sembra un lotta pari ed equilibrata.
Chi sono i veri disonesti in tutta questa storia? E infine e’ questa la rete che vogliamo? E’ questa la industry che tutti stiamo cercando di sostenere? Sono queste persone i cosiddetti “influencer” che in qualche modo si arrogano il diritto di rappresentarci? Io spero proprio di no.
Io spero proprio di si. Quelli che accusi di essere tanto cattivi con te sono quegli “Empowered Users” che Josh Bernoff descrive nel suo ultimo libro. Sono coloro che abitano la rete e che la rendono tanto interessante. Sono le stesse persone che risolvono i problemi che le aziende non sanno risolvere e che conoscono i prodotti meglio di chi li vende.
Inutile farsi belli con le presentazioni in cui si esaltano i media sociali se non si è in grado di affrontare un minima critica. Inutile parlare di SMM se si è i primi a non saper gestire una pacata discussione con chi sta in rete. Dico “pacata” perchè onestamente ho visto flame che questo in confronto sembra il pigolio di un pulcino.
Ovviamente non sono tutti cosi’. Ma io credo che il nostro compito sia anche di impedire sul nascere queste escalation di un numero, per fortuna, non cosi’ rilevante di persone che pero’ deve essere arginato, isolato e riportato sui binari di una corretta dialettica, perche’ che alla fine non fanno bene a nessuno, nemmeno a se stessi, se il loro obiettivo dovesse mai essere la ricerca di notorieta’.
Il nostro (vostro, a questo punto) compito è ben altro. Scendere dal piedistallo e studiare con impegno. Provare a vivere la rete smettendola di chiamare la gente “audience” e provando ad affrontare le discussioni, i conflitti e le arrabbiature che possono nascere dal confronto umano.
Ma soprattutto non chiamateci più blogger. Farlo significa non aver capito niente di come va la rete. Significa essere ancora fermi al 2006, alla ricerca di “influencer” basandosi sul numero di lettori del feed o sul numero di follower su twitter. Se volete darci un nome usate quello giusto: Persone.
PS: quando si viola la licenza CC è sufficiente dire: “ho sbagliato, mi dispiace. PUNTO”
PPS: e quando si menzionano le altre persone o i thread, è buona norma fare link per consentire a chi legge di capire meglio
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