[youtube http://www.youtube.com/watch?v=6LuMkKkobLA&color1=0x2b405b&color2=0x6b8ab6&hl=en_US&feature=player_embedded&fs=1]
Questo video di @Loic dovrebbe essere mostrato a tutti gli startupper europei. A cominciare da quelli italiani.
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=6LuMkKkobLA&color1=0x2b405b&color2=0x6b8ab6&hl=en_US&feature=player_embedded&fs=1]
Questo video di @Loic dovrebbe essere mostrato a tutti gli startupper europei. A cominciare da quelli italiani.
by
Sottoscrivo tutto. Ho trascorso quasi 4 mesi in Silicon Valley in diverse tornate tra il 2007 e il 2008 e non posso che condividere quanto afferma Loic.
In particolare, ogni giorno devi decidere a quale evento rinunciare, visto che ce ne sono tantissimi e tutti estremamente interessanti (meetup, tweetup, dinner, party, lunch 2.0 e così via..). In particolare è verissimo quando dice che c’è molta più fiducia reciproca li, qui in Italia e in generale in Europa si pensa sempre che chi hai davanti ti voglia in qualche modo fregare… Inoltre incontrare le persone è molto facile, tutti sono molto disponibili, contrariamente a quanto spesso ci si trova a dover sperimentare in Italia.
Purtroppo, ci vorrà tempo perchè questo scenario cambi… se mai cambierà…
Se il primo fattore della supremazia della Sylicon Valley risiede nel fatto che tutti i cervelli sono racchiusi in poco spazio e, soprattutto, hanno continue occasioni di incontrarsi, la notizia è che, quindi, siamo di fronte alla prevalenza dell’incontro fisico. Di più: frequentarsi, incontrarsi, tessere rapporti e curarli dal vivo, senza interfacce web o telefoniche, sarebbe un fattore di competitività primario e quasi insostituibile. La tua esperienza, Luca, conferma questa tesi? Altra cosa importante, concordo, è la pratica della fiducia, contro la diffidenza europea. E poi il resto: think global, not local etc
Io mi trovo particolarmente d’accordo con il consiglio di non pensare “local” e di scegliere la lingua inglese sin dal principio. Inoltre la scelta del team è fondamentale. Se si vuole crescere globalmente il team deve essere internazionale sin dal principio.
Loic è un imprenditore che ha saputo risollevare le sorti di un’azienda che stava fallendo miseramente. E ci è riuscito anche perché ha deciso di andare a vivere nella Silicon Valley. Concordo con lui al 100%,in particolare sulla questione del team internazionale. In Europa c’è ancora troppo campanilismo e non si riesce a pensare “globalmente”.
[…] via Luca Sartoni. […]
Purtroppo in Italia quando sono poche le persone che desiderano fare business. La maggior parte vuole fare soldi, e fare soldi è un’altra cosa. Ho notato che anche nell’ambiente universitario italiano c’è una mentalità chiusa. Chi crea qualcosa di nuovo non è visto con curiosità ma come una persona strana, da lasciare nel suo mondo.
Questo lo si nota sia nei professori che difficilmente organizzano progetti con gli studenti ma anche fra gli studenti stessi.
L’obbiettivo non è studiare ed imparare per fare, ma studiare per prendere il pezzo di carta, trovarsi un posto dove si guadagna tanto ed acquistare la bmw nuova oppure fare le ferie alle maldive.
Quindi le persone che hanno idee e che vorrebbero collaborare con altri, si trovano isolate e sono costrette a portare avanti i loro progetti in totale solitudine con il conseguente fallimento (salvo casi particolari).
Ciao,
una integrazione: dal CEO di FON (startup spagnola) un punto di vista che viene considerato di rado :
http://english.martinvarsavsky.net/general/the-burdens-in-the-life-of-the-american-entrepreneur-or-why-europes-gdp-is-largest-in-the-world.html
Leave a Reply