La guerra presuppone un noi e un loro, antagonisti, ma pur sempre sullo stesso piano esistenziale. Qui si lotta contro un virus, e non c’é nessuna vittoria in gioco.
L’errore e l’orrore dell’usare la guerra come metafora per questa condizione straordinaria a cui siamo tutti costretti sta nel creare fazioni, e in fondo dividerci.
Ho letto di come negli Stati Uniti, dopo aver dato fondo alle scorte di carta igienica, alimenti, e gel antibatterici, negli ultimi giorni si sia impennata la vendita di armi da fuoco e munizioni.
Quando parlavo con un mio amico americano, anche lui felice possessore di armi da fuoco, mi spiegava che non servono gran che contro i ladri o per difendere la casa in tempo di pace. Ma nel momento in cui la società dovesse collassare, allora meglio essere pronti a tenere lontani i malintenzionati e proteggere la propria dimora.
Ora i casi sono due: o veramente chi compra munizioni oggi pensa di sparare ai microbi, oppure pensa ad una condizione di scarsità tale da necessitare l’autodifesa.
Forse quel racconto romantico di un mondo post-apocalittico che il cinema ci ha propinato negli ultimi decenni ha proprio il suo fascino e le persone sono attratte dall’avventura dell’aver perso la normalitá.
Siamo affascinati dai delfini che sono tornati nei porti dove non partono piú i traghetti e persino i canali di Venezia sono tornati limpidi da quando la circolazione in laguna é stata sospesa.
Ci piace anche pensare che il calo dell’inquinamento sia una buona cosa, ma non sono cosí sicuro che sia una buona cosa.
Torneremo a viaggiare come prima, a sporcare come prima, a inquinare come prima. Ma forse sará anche peggio perché ci diremo che “tanto smettiamo quando vogliamo”, e torneranno anche i pesci nella laguna di Venezia.
Ma se chiudiamo le frontiere, e siamo disposti a cedere i nostri diritti democratici, anche in nome di una sicurezza sanitaria, siamo sicuri che ci verranno restituiti quando avremo domato il virus?
Se ci lasciamo trascinare nella metafora della guerra, siamo sicuri che non ne usciremo feriti, mutilati, e sconfitti, a prescindere?
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