E anche questa trasferta romana è passata, con tutti gli strascichi del caso.
L’elenco linkato dei partecipanti lo trovate in tantissimi altri posti, io mi limiterò a qualche episodio sporadico, degno di nota.
Pandemia con la lingua di pietra
Primo nelle classifiche e primo nel chi guida peggio, Luca Conti è stato primo anche nella lista insanguinata di chi poteva fare le domande ad Al Gore. Solo che a metà domanda la sua lingua si è tramutata in pietra facendo piombare il teatro nel gelo più agghiacciante. Solo la maestria di Montemagno e il miracolo della favella ritrovata hanno riportato tutto alla normalità.
Un attento moviolone notturno, mi ha rivelato il mistero di tale fenomeno di pietrificazione linguale. Luca Conti aveva posto una domanda diversa, per costrutto grammaticale, da quella apparsa sul maxischermo durante la sua enunciazione, facendogli perdere il filo, ritrovato dopo quei lunghi istanti silenti.
Le videocamere non possono entrare
Appena giunti all’Ambra Jovinelli, un energumeno taurino mi ha impedito l’accesso, dicendo che non erano permesse videocamere all’interno del teatro. Solo l’intercessione dell’ufficio stampa ha permesso l’accesso al mio strumento di ripresa. E a quello di tutti gli altri. Ma davvero pensavate di avere dei blogger e non ammettere le videocamere? Che pretese assurde…
La sfida del secolo
Dopo giorni e giorni di riflessioni non so ancora dire se vincesse la cravatta di Tessarolo o gli stivali di Al Gore. Una sfida all’ultimo brivido!
Il kebab più unto della storia
Dopo il pomeriggio in teatro, Livia, Alessio, Marco, Giorgio ed io ci siamo recati dal kebabbaro di fiducia di Livia. Mai mangiato un kebab più lurido e unto nella mia vita. Se faccio esclusione di quello assaporato con Alessio e Stefano, tra i vicoli di Montmartre in occasione di “Le Web 07”. Dev’esserci una correlazione tra gli eventi tech e il kebab bisunto; indagherò più a fondo su questo fenomeno…
In taxi fino all’EUR
Dalla stazione Termini fino all’EUR si è discusso come Guido Arata, fosse non solo il più giovane di tutti noi, ma anche il più quotato. Ovviamente si sono sprecate frasi tipo “potresti essere mio figlio”, “io alla tua età giocavo con i soldatini” ecc. Tutte frasi sintomo di quanta invidia fosse concentrata in quel taxi della capitale.
Ad un certo punto Guido ha ammesso candidamente che il giorno successivo sarebbe dovuto andare a scuola, ma partecipando alle nostre scorribande avrebbe probabilmente saltato le lezioni. Il taxista ha prontamente sottolineato che quando aveva 18 anni si faceva “certe seghe”… Tutti abbiamo concordato su questo punto, ammettendo anche noi le nostre antiche abitudini di diciottenni. Solo dopo 15 minuti ho capito che “segare” in romanaccio sia sinonimo di “fare sboccia” in romagnolo, cioè saltare la scuola.
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