[Meeting Perens] Third live post

Now we are talking about differentiated software. Hot to keep the value inside a company.
Bruce is not against all kind of patents. He says that the American way of patenting is not the more efficient to promote innovation.

Copyright protects what we write from misuses against our intententions. Differentating software is the key af company devolution. We need to balance differentaing software that can be proprietary, from general purpose software that should be Free Software.

Amazon developes his software as a cost. Because its core business is selling books, not developing software.

IBM, the “great friend” of Open Source is the responsible of Software patents. In 1984 pushed of the government to have Software Patents.


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  1. […] L’incontro organizzato da Roberto Galoppini è venuto decisamente bene ed è stato molto interessante: bella la sede di Ernst & Young con un enorme tavolo da riunioni e vivaci i partecipanti. Oltre a me e Roberto, c’erano: Fabio Masetti, Alessio Jacona, Luca Sartoni, Tara Kelly, Roldano De Persio, Leo Sorge, Francesco Romeo, Andrea Martines e un altro blogger di cui non ricordo il nome (ma appena recupero la lista dei partecipanti, lo inserisco). Inutile dire che avevo la telecamera e che ho ripreso quasi tutto; Roldano, invece, ha sicuramente riempito la memory card della sua macchina fotografica. Bruce Perens è una persona molto cordiale e interessante da ascoltare: aiuta molto il fatto che parla lentamente e quindi non affatica troppo chi lo ascolta anche se non è madre lingua inglese. Tra le cose che ha detto, me ne sono rimaste impresse essenzialmente due: la prima riguarda le esperienze di adozione di applicazioni open source da parte di alcuni grandi banche americane come la Merril Lynch. Confesso che sono rimasto sorpreso, perché non mi aspettavo che un settore così conservatore si muovesse in questa direzione. La seconda cosa che mi è rimasta impressa è stata la distinzione tra software differenziante e non differenziante. Il primo è quello che rende un’azienda unica rispetto ai suoi concorrenti: il sistema di raccomandazione di Amazon o il pagerank di Google. Questo software – dice Perens – deve essere proprietario, perché rappresenta un vantaggio e fa la differenza con i concorrenti. Tutto il resto, invece, dovrebbe essere condiviso e fatto circolare, per promuovere il suo miglioramento e ripartire l’investimento tra tutti coloro che lo usano. Questo software, infatti, è esclusivamente un costo, non è un investimento che produce un ritorno. Di questa seconda categoria fanno parte web server, database, sistemi di posta elettronica, programmi di video scrittura o fogli di calcolo, ma anche tutti quelli applicativi che devono essere fortemente personalizzati e verticalizzati per essere usati dall’azienda. Penso, per esempio, ai mostri a tre teste come Sap, Siebel o Documentum, che – oltre ad avere degli esorbitanti costi di licenza – richiedono un numero impressionante di ore di sviluppo per produrre anche la più semplice applicazione. Quello di Perens mi sembra un punto di vista assai condivisibile, anche se – perlomeno per quanto riguarda la mia modesta esperienza nel settore – vedo almeno problemi. Il primo consiste nel fatto che eliminare i costi di licenza significa abbattere i budget e quindi diminuire la quantità di denaro oggetto di controllo e di contrattazione con i fornitori da parte dei dirigenti dell’It (e si sa che l’importanza di un manager è anche proporzionale al suo budget). Il secondo riguarda il fatto che adottare delle tecnologie libere od open source di fatto sposta parte della responsabilità sui malfunzionamenti del prodotto. Se compro un software che non funziona, infatti, posso sempre aprire un ticket con il fornitore e aspettare che venga risolto perché ho pagato una licenza. Non ho bisogno di farmi parte diligente del processo, cercare di risolvere il problema e magari condividere quello che ho imparato: devo solo alzare una bandierina e dire che non posso fare una cosa perché il software non funziona. Questo, almeno in teoria, non può accadere se uso delle applicazioni che, per loro natura, evolvono grazie al contributo di chi le usa. […]

  2. […] Particpants included Roberto Galoppini (organizer), Nicola Mattina, Fabio Masetti, Alessio Jacona, Luca Sartoni, Roldano De Persio, Leo Sorge, Francesco Romeo, Andrea Martines and Massimiliano. […]

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