Come ogni buona capitale, pensare di andare a Londra e di vedere tutto in una sola visita è davvero folle. Ci sono tantissime cose da vedere e da fare e, avendo già battuto la città in lungo e in largo sulle mete turistiche più conosciute, questa volta ne ho approfittato per visitare alcuni luoghi meno famosi, ma pur sempre interessanti.
Scesi alla stazione di Temple, con la cartina tascabile sempre a portata di mano, io e Livia abbiamo attraversato la London Business School, in tutta la sua moderna chiassosità. A poche centinaia di metri abbiamo trovato il palazzo che a mio avviso avrebbe dovuto ospitare il museo dedicato a John Hunter, il chirurgo inglese al quale si attribuisce gran parte della moderna scienza medica. Sottolineando l’importanza della chirurgia empirica, a discapito di quella teorica fatta solo di discussioni senza fine, John Hunter tagliava a fettine ogni cosa gli passasse a tiro di bisturi, con una instancabile passione per gli umani.
Durante la sua vita pare fosse uno dei più famosi e facoltosi clienti dei graverobbers, i trafugatori di cadaveri che lavoravano nottetempo nei cimiteri londinesi di metà 1700. La richiesta di corpi da fare a pezzetti era talmente elevata che con buona probabilità l’effettivo status di cadavere fosse di poca importanza nella nebbia londinese di quel periodo. Gli affilati bisturi dei medici dissezionatori mostravano ai loro studenti il contenuto dei preziosi esemplari distesi sul tavolo operatorio. Forse qualcuno storcerà il naso, ma praticamente tutto quello che si sa sulla nostra anatomia è passato su quei tavoli e se adesso possiamo vantare una qualità e durata della vita notevolmente allungata è merito di chi si accaniva e straziava quei corpi esanimi.
Il museo si articola su due piani e non è particolarmente esteso. Il tempo necessario per una visita è comunque di un paio d’ore. L’ingresso è gratuito come in gran parte delle mostre permanenti dei musei inglesi e si viene invitati ad indossare un badge con scritto sopra “visitor”. Non so perché questo avvenga, visto che all’interno tutti gli altri umani presenti sono comodamente posti a riposare, suddivisi in tanti pezzetti, dentro pratici vasi di vetro a bagno di formalina.
Tra le cose da segnalare, interi apparati nervosi, arteriosi e venosi, sapientemente inchiodati a tavole di quercia e una moltitudine di crani, appartenuti ad altrettanti uomini di cui praticamente non si sa nulla, se non che alcuni di essi avessero i denti cariati e una strana propensione ad attirare corpi pesanti ed acuminati sui loro lobi frontali.
Per gli amici geek, posso segnalare la presenza di un quarto del cervello di Charles Babbage, inventore della macchina differenziale che si può ammirare presso il Science Museum, sempre a Londra.
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