Qualche settimana fa sostenni la tesi di come la prima Girl Geek Dinner italiana sarebbe stata un degno paragone alla “Cena dei Cretini” di Francis Veber.
Questa sera, partecipandovi, ne ho avuto la piena conferma. Ma passiamo alla cronaca vera e propria.
Nei giorni scorsi ero stato invitato da Svaroschi, nel ruolo di suo accompagnatore/cavaliere. Ho accettato entusiasticamente il ruolo che mi si proponeva e questo pomeriggio alle 15 siamo partiti da Bologna per giungere nella città meneghina alle ore 18 circa. Alle 19.30, con un ritardo di tre quarti d’ora (bisogna sapersi far attendere) facevamo il nostro ingresso nel tempio delle ragazze tecnologiche.
Un loft molto sofisticato e molto affollato, ci attendeva. Prima di accedere abbiamo avuto modo di taggare i nostri abiti con i nostri nomi e con una serie di diciture molto azzeccate. “Social Networking“, “Java“, “Developer“, sono solo alcuni dei segni distintivi con cui agghindarsi prima di buttarsi nel mare della socializzazione.
Tra le facce conosciute, non posso non citare Luca Conti, Stefano Vitta e Nicola Mattina.
L’aperitivo iniziale ha dato modo di scambiare chiacchiere, conoscenze ed opinioni prima che alcune testimonianze rigorosamente femminili iniziassero a farmi ronzare in testa la conferma alla mia tesi cinematografica. Purtroppo per me, e per i miei colleghi uomini, questa idea si sarebbe inesorabilmente ingigantita con il passare del tempo, durante la serata.
Ho avuto modo di scambiare esperienze con alcune signorine geek e, parola dopo parola, il macigno di Veber cresceva dentro la mia testa. C’era la Presidente di Wikipedia Italia, Mafe, Amanda, Gemella e altre signore del Web italiano. Ogni volta che riuscivo ad inquadrare il loro ruolo e il loro quoziente di geekness il mio corrispettivo valore di “cretino” saliva di un passo.
Ad un certo punto, mi si è accesa la lampadina. Ho capito la differenza tra geek uomini e geek donne: i geek uomini dimostrano il loro status facendo battute imbarazzanti (tanti pentium in fila fanno una microprocessione), si raccontano inutilità sulla loro nuova scheda madre, ridono di niente e indossano normalmente magliette stupide.
Le ragazze geek hanno progetti, fondano associazioni no profit, inventano nuovi utilizzi creativi per i mattoncini Lego, dirigono aziende e sanno perfettamente quello che stanno facendo.
Questa è stata la mia impressione dominante e per questo motivo sono sempre più convinto che ci servano meno uomini di potere e ci servano più donne in Parlamento, al Governo e nei punti nevralgici del sistema. Non ho idea se le quote rosa possano essere un valido stimolo a questo obiettivo ma se anche solo servissero un po’, sarebbe giusto tentare questa via.
Concludo con una serie di critiche perchè di complimenti se ne dovrebbero fare troppi, partendo dall’ottima cena fino al fatto che per la prima volta mi è capitato di prestare la mia Nikon D70S ad una ragazza che la sapesse usare meglio di me e restare li come un baccalà, a bocca aperta (che vergogna).
La prima critica è che tra tutte le etichette di TAG prestampate mancassero le etichette “Twitter” e “Free Software“. Ovviamente abbiamo saputo rimediare, realizzandole al momento.
La seconda critica che mi sento di muovere è l’essersi un po’ troppo prestate alla goliardia mediatica con una scenetta da casting del Grande Fratello (Zoro salvaci tu) al fine di realizzare una serie di foto per una nota rivista di costume e società. Ma alla fine forse hanno ragione anche su questo.
Credo che sia il caso di citare Oppenheimer:
Non prendete la vita troppo sul serio, comunque vada non ne uscirete vivi.
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