Ginevra in macchina è un inferno. E per “inferno” non intendo la parte gustosa fatta di orgie e dolciumi (ognuno l’inferno lo pensa come vuole), intendo un inferno fatto di sensi unici, rotonde e semafori impazziti.
La svizzera ha da tempo dichiarato guerra al cervello dell’automobilista italiano, abituato a fare quello che vuole quando vuole, ma che sostanzialmente ha ben poche regole da seguire e quindi ben poche regole da infrangere.
Invece qui in territorio elvetico/francese andare per strada è un casino che fatico persino a descrivere. Innanzi tutto, per un certo periodo della loro storia neutrale devono aver avuto una sovrabbondanza di vernice perchè ogni singolo tratto stradale ha almeno una quindicina di righe di diverso colore che indicano almeno otto o nove diversi obblighi e pericoli. Un po’ come nelle palestre delle scuole, dove a terra sono tracciati diversi campi per diverse discipline e i primi tre anni li passi a capire quali colori corrispondono alla pallavolo e quali alla pallamano.
Solo che qui, se sbagli disciplina, vai a finire contro un autobus. E ti fanno anche la multa.
A proposito di multe, ho preso la mia prima multa elvetica. Ieri sera cercavamo parcheggio nella zona del nostro albergo e dopo una decina di giri di ricognizione abbiamo trovato un posto libero vicino ad un parco. Il cartello corrispondente a quel tratto di strada era piuttosto difficile da interpretare, almeno fino a questa mattina. Fatto sta che quando siamo andati a riprendere la macchina l’abbiamo ritrovata nel mezzo del mercato ortofrutticolo, perfettamente mimetizzata tra cavolfiori e sedani. Dopo aver preso visione del pezzo di carta sul parabrezza, ci siamo dileguati sotto lo sguardo ridanciano dei venditori di ortaggi.
Più tardi cercherò di capire come saldare il mio debito con lo stato elvetico, prima che le guardie svizzere dotate di alabarde e pennacchi vengano a reclamare alla mia porta.
Storia a sè la fanno i semafori. Per noi che siamo abituati a tre colori in successione ordinata, la configurazione cromatica svizzera è davvero difficile da interpretare. Noi abbiamo il verde, il giallo e il rosso. Sempre in questa successione. Passare, fermarsi se possibile, fermarsi e basta. Loro no, hanno il verde, il giallo, il rosso, il giallo, il verde di nuovo.
Il secondo giallo, posto tra il fermarsi e il passare serve a legittimare la sgassata prepartenza e farti affrontare il verde senza le clacsonate di chi sta dietro. Ma vivendo in una provincia dove il clacson si usa poco, non apprezzo particolarmente questa funzione antirumore, anzi per me che il giallo è dare gas o frenare, l’averlo tra le scatole una volta in più non mi è di nessun aiuto.
Poi se il giallo lampeggia insieme al verde significa che i pedoni hanno la precedenza; anche se sono titubanti; anche se sono lenti; anche se vorresti investirli. Ok, ok, neanche da noi li puoi investire ma era solo una ipotesi.
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