Capita quasi per caso che in questo periodo io stia leggendo “Man’s search for meaning” di Viktor E. Frankl. Questo libro è stato nella mia lista per qualche mese, e finalmente in questi giorni lentissimi, l’ho preso in mano.
Verso metà del libro l’autore parla di una “provisional existence”, un’esistenza provvisoria. Gli internati del campo di concentramento dopo aver superato la fase iniziale di shock, entrano in uno stato di apatia, di esistenza provvisoria appunto, tipica di chi vive una realtà aliena senza sapere quando e come finirà.
I giorni diventano lunghi, e le settimane brevi.
Tanti anni fa mi rimase impresso questo aforisma:
“i decenni volano, sono certi pomeriggi che non passano mai”.
Adriano Sofri
Non voglio neanche paragonare l’esperienza nei campi di concentramento di Frankl, o l’esperienza del carcere di Sofri, con qualche settimana di delicato isolamento sanitario, ma la similitudine di certe emozioni trascende la gravità delle esperienze.
Nella mia ricerca di riferimenti, durante la scrittura di questo post, ho trovato un articolo che spiega l’esistenza provvisoria meglio di quanto sappia fare io. Eccolo qui, buona lettura.
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