Die Marillen experience

L’altro giorno ero a spasso per Vienna e sono entrato al supermercato per comprare qualcosa da mangiare. Ho riempito un sacchetto di plastica con alcune albicocche e poi mi sono avvicinato alla bilancia per stampare il prezzo e appiccicarlo al sacchetto. La frutta era disposta in modo ordinato sugli scaffali, come solo dei bravi austriaci sarebbero capaci, un posto per ogni frutto, ogni frutto al suo posto.

Il problema erano le etichette, terribilmente alla rinfusa e quindi mi era impossibile definire il nome delle albicocche in base ad un’associazione spaziale frutto-etichetta. Superfluo dire che il mio livello di germanese (germanico, tedeschese) è a dir poco imbarazzante. Al punto da lasciarmi marcire in imbarazzanti situazioni al sapore di albicocca.

Come uscire da una situazione così appicicosa? Quasi delle albicocche avessi già fatto marmellata…

Ma certo! Con l’ausilio di Google Translate, di Babelfish, di qualunque cavolo di sovraccarico di bit mi potesse aiutare. Ma il mio iPhone era senza linea. Talmente senza linea che neanche potevo telefonare a qualcuno che mi potesse aiutare andando su google a tradurre al posto mio.

Di mollare il sacchetto albicoccoso non se ne parlava neanche, mi avrebbero subito bollato come il solito disordinato italiano che fa solo confusione. Chiedere aiuto al personale o ai passanti mi è stato assolutamente impedito dal mio orgoglio. Non tanto l’orgoglio maschile che non chiede informazioni neanche quando guida in un paese sconosciuto, neppure l’orgoglio italiano di non aver bisogno di niente.

E’ stato l’orgoglio di Mac Gyver. Ecco si, l’orgoglio di MacGyver. E quindi mi sono posto la fatidica domanda: “what would MacGyver do?”.

Scartata l’ipotesi di costruire una catapulta con il carrello e gli elastici da pacco per conquistare la città in testa ad un’armata di carrelli da guerra, sono andato allo scaffale dei succhi di frutta ho cercato le albicocche prima sui brick, poi nell’elenco degli ingredienti. Ho così scoperto che le albicocche tedesche si chiamano “marillen”. Anzi quelle austriache. Perchè non ci si deve confondere.


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4 responses to “Die Marillen experience”

  1. niky (quella tonta) Avatar
    niky (quella tonta)

    e me lo dici a me? per mesi ho girato con un bigliettino… andavo in macelleria e leggevo cosa c’era scritto, tipo questo http://ff.im/m0TMe 😀 (ma avendo lavorato in gelateria a Vienna per 5 anni, sono avvantaggiata… Marillen la sapevo!) 😀

  2. Tooby Avatar

    Avrei avuto difficoltà pure io che ho in tasca un certificato del Goethe Institut e forse neppure gTranslate sarebbe stato d’aiuto immediato… in tedesco le albicocche sono Aprikose, in “austriaco” è Marille (accidenti O.o).

  3. S. Avatar

    Più che MacGyver mi pari il sosia di Viktor Navorski.

  4. Damiano Avatar
    Damiano

    Ahahaha, fantastica l’idea del cercare nei succhi di frutta, io ci avrei messo anni a pensarci! 🙂
    E bbbravo Luca!

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