Sono sempre più convinto che la pubblicità sia qualcosa di cui disfarsi.
Niente è “male” per definizione, così come niente è “bene” per definizione; sicuramente lo stato attuale che la promozione dei prodotti ha raggiunto non fa bene a noi che siamo i destinatari del messaggio.
Lo spreco di risorse, la creazione di esigenze indotte e l’invasività con cui ci vengono proposte le ultime novità (roba vecchia e stravecchia) è un problema che spesso sottovalutiamo.
Non è necessario fare la battaglia contro i mulini a vento o fare i fondamentalisti antiprogresso per esporre un disagio che è sempre più presente.
Mi trovo a contatto con persone che fanno promozione di locali, di prodotti per locali, di bevande e di servizi.
Trovo una profonda differenza tra promuovere il proprio locale perchè si sta cercando di creare un ambiente piacevole e vivere di questa attività e avere gli occhi a forma di $ (come zio paperone) immaginando folte stuole di ragazzini (o quarantenni) che fanno la fila per entrare.
Credo sia diverso cercare di mettere a disposizione le proprie conoscenze e vivere di tale mestiere dal creare nomi esotici per prodotti mediocri e imporli forzatamente su un mercato saturo come quello dell’ICT.
Tutte le attuali battaglie in nome della libertà di informazione si trovano di fronte il gigante pubblicitario.
Non riesco a sopportare di vedere la pubblicità al cinema, prima, durante e dopo lo spettacolo. Per questo ho quasi smesso di andare a vedere i film nelle sale.
Sono stanco sentire il mio cervello attivarsi a comando, per processo pavloviano, ogni volta che percepisco un jingle pubblicitario. Se sapessi risolvere le equazioni differenziali con la stesso istinto con cui so associare una canzoncina al relativo prodotto commerciale, la mia vita sarebbe molto migliore.
Leave a Reply