Da quando ho scoperto l’uso di strumenti come last.fm e del.icio.us la mia vita di internauta è cambiata.
Per chi non lo sapesse, si tratta di servizi di social bookmarking.
Se anche questa definizione risultasse arcana la spiegazione è molto semplice. Gli utenti di tali servizi contribuiscono costantemente e spesso in modo trasparente alla realizzazione di statistiche e organizzazioni dei contenuti di cui fruiscono.
Per esempio, su last.fm, viene tenuta traccia di ogni singola canzone che si ascolta e si condivide questa informazione con la comunità. Successivamente si trae vantaggio dalla comunità nel momento in cui il servizio ti consiglia quali artisti che non conosci potrebbero essere di tuo gradimento, tenendo conto dei tuoi gusti.
Del.icio.us fa quasi la stessa cosa ma gestisce i bookmark web dei siti che si frequentano.
Il risultato è quello di scoprire tutta una serie di artisti, siti web, canzoni, film ecc ecc che altrimenti non saremmo mai riusciti a trovare attraverso altre vie.
A questo punto si pongono due problemi.
Il primo è quello del controllo totale. Essere controllabili non significa essere controllati ma può comunque generare un disagio. Chi potesse avere accesso alla immensa mole di informazioni che comunichiamo continuamente a questi servizi avrebbe in mano la nostra stessa esistenza (per il momento virtuale, ma con grossa influenza su quella reale).
Il secondo problema è di carattere profondo. Che cosa ne sarà del libero arbitrio se inizieremo a demandare la scelta dei nostri interessi totalmente a questi servizi?
Nel primo caso è sufficiente essere un po’ scaltri e registrarsi sotto pseudonimo per rendere fumose le nostre tracce. Non si risolve completamente il problema ma si è già a buon punto.
Gli interrogativi suscitati dal secondo problema sono particolarmente indigesti. Possiamo fidarci al cento per cento dell’imparzialità di questi servizi? Pensando a quanta gente sceglie di far parte di queste comunità la risposta più ovvia sembra quella affermativa ma come al solito mi piace pensare male. Influire sul cinque percento degli utenti, per esempio falsando le classifiche di ascolto di una etichetta vuol dire spostare milioni di dollari.
Riflettere è alla base del consumo critico anche quando si tratta di servizi gratuiti estremamente utili.
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