Qualche giorno fa ho raccontato la storia di una mia amica. In qualche giorno la sua storia ha fatto il giro della blogosfera e quindi credo sia giusto proseguire con il racconto. Inoltre la sua identità è nota ai più e per come si stanno mettendo le cose è inutile cercare di mantenere l’anonimato.
La prima parte della storia è riassunta in questo post. La storia, nella sua realtà completa è leggibile in questo post e nei relativi commenti.
Pare che i responsabili dello stabilimento balneare, tale Bagno Wave, abbiano continuato a palesarsi sul blog della mia amica in modo sempre più ridicolo. Il signor Carlo, sedicente coproprietario dello stabilimento è giunto persino ad allusioni pesanti che riporto nella loro triste testualità:
Questa polemica che hai scatenato mi sembra eccessiva e bisogna risolverla. So chi sei e ti contatterò per incontrarci. per adesso ti chiedo di togliere il post prima possibile. Sei d’accordo? Non arriviamo alla denuncia, ok? anche se i miei avvocati mi hanno consigliato di farlo. Grazie.
Mi preme sottolineare come certe parole vengano scritte con troppa leggerezza. “so chi sei” è veramente brutto, inserito in una frase di questo tipo e “non arriviamo alla denuncia, anche se i miei avvocati mi hanno consigliato di farlo” è ridicolo al punto da non far ridere proprio nessuno.
Innanzi tutto Elena ha correttamente regolato il conto con il ristorante, quindi non vedo proprio di cosa dovrebbe preoccuparsi. Inoltre c’è un articolo della costituzione della nostra Repubblica che recita:
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Detto questo non perderò ulteriore tempo a difendere Elena in una discussione sterile ed inutile. Passiamo alle cose serie.
Certi imprenditori non sanno trattare i clienti
“Questa è casa mia e comando io” è un tipico comportamente da piccola impresa familiare. Peccato che ogni impresa economica debba avere uno e un solo obiettivo: massimizzare il profitto. Per massimizzare il profitto non si possono sempre fare ragionamenti a breve termine. Per questa ragione è necessario intraprendere strategie di comunicazione e di fidelizzazione. Forse perdere Elena, privato cittadino, non fa alcuna differenza alla strategia economica del Bagno Wave, ma Elena ha una caratteristica che inizia a diffondersi a macchia d’olio: comunica. E sa farlo efficamente. Elena non ha detto nulla di male sulla cucina e sull’igiene del locale. Ha lamentato una battuta infelice, da parte di una persona dello staff. Inoltre la serata era particolarmente difficile e chiunque, dopo un iniziale naso arricciato, avrebbe potuto capire anche le ragioni di chi stava lavorando. Ma il problema, inzialmente incentrato sull’educazione di una sola persona si è esteso all’educazione e alla gestione comunicativa della proprietà e della gestione del locale. Anzichè capire il mezzo di comunicazione e le sue regole, si sono mossi in modo goffo, rude, arrogante, pertanto inaccettabile. Mi rendo conto che ognuno ha il suo mestiere e che spesso sconfinare di zona significa essere poco efficaci, ma qui stiamo parlando di imprenditori non di ragazzini. Credo che sia tempo che gli imprenditori inizino a fare gli imprenditori e si faccciano carico anche del rischio d’impresa. Tale rischio comprende anche le figuracce e questa è una figura misera a tutti gli effetti. L’effetto pratico di questo comportamento è che decine di persone stanno parlando dell’accaduto, sia online che offline, e lo stabilimento non sta facendo per niente bella figura.
Vedremo come finirà questa storia, ma Elena può stare tranquilla per una serie di ragioni. La prima è che la sbruffonata della denuncia è ridicola. Seconda questione non meno importante è che se dovesse veramente concretizzarsi, allora dovrebbe moltiplicarsi a dismisura perchè io sto affrontando lo stesso tema e sono prontissimo a farmi carico della stessa responsabilità. E con me, sono sicuro sarebbero tanti altri ad affiancare Elena in questa circostanza. Ne sono sicuro.
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