Dopo un anno emmezzo che giro la penisola e il continente in lungo e in largo intervistando imprenditori e aziende, ho collezionato una serie di esperienze tipiche che mi portano ad avere un’opinione molto netta dei miei interlocutori.
Non mi piace generalizzare le caratteristiche di un gruppo sociale come quello degli imprenditori sulla base della loro nazionalità, perchè il razzismo non fa bene neanche in questo settore. Ci sono però delle caratteristiche comportamentali molto presenti nei nostri connazionali che tipicamente mancano quando l’interlocutore ha origini non italiche.
Ho collezionato più di 120 interviste in questi mesi e posso permettermi di azzardare alcune osservazioni frutto dell’esperienza. Alcune delle caratteristiche e dei comportamenti che andrò a descrivervi mi permettono di dire, con buona pace della mia coscienza, che ci sono ragioni forti se la scena tech italiana, all’estero è praticamente inesistente.
Eviterò di parlare di questioni manageriali. Non ho la competenza sufficiente e la mia opinione in merito sarebbe assolutamente opinabile. Riguardo alle questioni comunicative, invece, credo di avere alcune osservazioni degne di essere discusse.
Parlare in pubblico
Sono pochi gli italiani che sanno parlare in pubblico. Dotati dell’abilità di sintesi e della chiarezza necessaria ad esprimere la propria azienda in dieci parole.
Campagne marketing
Le campagne marketing italiane sono affidate a persone brillanti solo nel portafoglio. Le persone che fanno il marketing delle startup italiane molto spesso si limitano ad avere un account Linkedin e un biglietto da visita standard. Sono sciocchezze, ma vedere un marketing manager che guarda stupito una moocard, mai vista prima, mi fa capire che non è adatto a promuovere una startup tech.
Community management
Non si possono prendere persone lente a svolgere il lavoro di community manager. Persone che hanno più di 200 contatti su linkedin, 500 amici su facebook e poi vai a vedere e sono tutti blogger o volti noti della rete italiana. Se la tua startup lavora nel settore dei bulloni, i blogger non servono a niente. Servono dirigenti del settore meccanico.
Ma soprattutto non si possono prendere community manager senza sapere cosa sia un community manager. Poi gli si fanno fare le fotocopie e le telefonate. Prendete una segretaria, costa meno e lavora meglio.
Affrontare le videocamere
Questi due aneddoti mi sono capitati personalmente. Non nominerò le aziende per questioni di decenza.
Ad un importante evento tech all’estero mi viene presentata un’azienda italiana che ha uno stand e lancia un nuovo servizio 2.0. Io propongo a colui che mi viene presentato come CEO di parlarmi del servizio di fronte alla videocamera. Lui rifiuta e passa la palla al direttore tecnico del progetto, il quale non avendo mai rilasciato dichiarazioni mi fa perdere 30 minuti per registrare poche dichiarazioni confuse riguardo al proprio servizio. Al momento della pubblicazione del video, dopo aver visto la preview, mi informa che prima di dare l’ok alla pubblicazione (non mi serve nessun OK per pubblicare), il video deve essere visto dal marketing che deve approvarlo. Risultato: io metto il video in draft e loro perdono la pubblicazione su Intruders. Per me lavoro inutile per loro una vetrina in meno.
Ad un evento italiano per pubblicitari faccio il giro degli stand per trovare qualche storia interessante. Mi fermo chiedendo informazioni ad ogni azienda. Il risultato è che ogni volta la piacente standista è stata assunta per volantinare e non sa che cosa faccia l’azienda, quindi chiama il responsabile che a sua volta non è autorizzato a parlare dell’azienda e mi vuole fissare un appuntamento con il portavoce del marketing che a sua volta non ha voglia di parlare alla videocamera e finire sul web. Risultato: l’evento per pubblicitari del web non ha gente che vuol parlare alle videocamere. Ridicolo? no tragico.
Eccezioni?
Certamente ci sono eccezioni come in ogni cosa.
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